Cantine, magazzini, sottoscala, garage erano i luoghi del teatro negli anni Settanta. A cominciare era stato, fin dagli inizi degli anni Sessanta, Carmelo Bene che realizzò nella Capitale quel che era appena accaduto a New York, con il teatro underground. L’importanza era distinguersi, essere diversi. A dimostrarlo, nella Roma che cominciava a svegliarsi a novità e trasgressioni, furono i clic di fotografi come Agnese De Donato che documentò quel che stava accadendo sotto gli occhi di un pubblico giovane in cerca di emozioni e stimoli lontani dalla routine dei teatri del centro di Roma.
L’immagine fotografica fu uno dei veicoli più significativi per suscitare curiosità e interesse per il “teatro delle cantine” e contribuì a promuoverlo nei settimanali e rotocalchi ad alta tiratura, creando i presupposti per studi promossi dalle università italiane e straniere. I clic scattati spesso in situazioni di ombre, disagi, precarietà, sono divenuti non soltanto una testimonianza: dimostrano, col sapore di una attualità di cronaca impregnata di passione, sudore, vitalità, l’esistenza di una complessiva opera creativa che ha lasciato segni, figure, emozioni, cultura viva.
Italo Moscati
(dal catalogo della Mostra "Anni '70, io c'ero". 2017, Roma
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