L'eterogeneità di Agnese De Donato fotografa si mostra sia nella varietà degli argomenti che sceglie di raccontare, sia nell’approccio alla singola foto. Un corpus interessante per chiarire questo secondo aspetto è costituito dai ritratti d’artista, ripresi nel loro studio o accanto alle loro opere. L’analisi dei fogli di provino permette di ricostruire la genesi e l’origine del singolo scatto. I quattro fogli di provini delle foto di Antonio Corpora nel suo studio, ad esempio, mostrano l’artista al lavoro mentre parla con la fotografa. Gli scatti si susseguono a ritmo incalzante, non sono mai in posa, l’occhio da fotoreporter di Agnese De Donato ruba attimi dell’artista immerso nella sua attività. Ci sono poi alcuni ritratti con un’inquadratura più stretta, ad includere solo il volto, emblematici della capacità della fotografa di alternare rapidamente tipologia di scatto e inquadratura.
In tutti i servizi alterna inquadrature verticali e orizzontali, scatti più ravvicinati ed altri più larghi, cerca lo scatto buono ma non ha un’idea prestabilita di quale e come questo debba essere, si lascia trasportare dal momento, dall’interazione con il soggetto, rimandando la scelta alla fase di sviluppo e stampa, in camera oscura, quando potrà tagliare, stringere, migliorare lo scatto selezionato. La sua fotografia non è mai realizzata in studio, non utilizza mai luci e fondali, non è mai “programmata” ma nasce spontaneamente dall’interazione tra lei e il soggetto.
Greta Boldorini
Curatrice della Mostra "Anni '70, io c'ero". 2017, Roma
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